Una parola al giorno – Bidimensionale

«Una parola al giorno», quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare piacevolmente persino la matematica!

La parola di oggi è bidimensionale, «per completezza della trattazione» come si suol dire, dopo aver già presentato il termine corrispettivo per le tre dimensioni.

180403Glossario-Bidimensionale

Dal punto di vista linguistico quindi nessuna novità, soltanto prefissi e termini che si riferiscono al due anziché al tre

Spendiamo questa volta due parole sull’etimologia dell’italiano dimensione, dal latino dimensus che influenza anche le altre tre lingue europee della nostra raccolta. Il termine tardo-latino (XIV secolo) si rifà all’idea di misura, ma aggiungerei io, al dispiegarsi della misura, cosa che lo avvicinerebbe all’idea evocata dall’arabo ab’âd, di cui abbiamo già parlato illustrando il vocabolo tridimensionale.

Accostando le parole bidimensionale e tridimensionale, come non ripensare al bellissimo racconto Flatlandia, di Edwin A. Abbot?

La traduzione italiana è stata pubblicata in diverse edizioni da Adelphi, attualmente disponibile anche in eBook.

Flatlandia

Val la pena leggerlo: allo stesso tempo racconto di matematica e metafora della vita.

#recensioni #buonalettura #multidimensionale #unaparolaalgiorno

Letture “da bocconiani”

Ho appena finito di leggere l’interessantissimo volume di Tom Siegfried “E’ la matematica, bellezza!”, dedicato a John Nash e al suo originale contributo alla Teoria dei Giochi.

L’interesse della scienza moderna per questa branca della matematica merita in effetti un approfondimento visti i tempi correnti. Tutti bene o male sappiamo che la teoria dei giochi è nata in tempo di guerra, poi applicata all’economia mentre ha trovato, con sorpresa dei suoi stessi pionieri, fertile terreno in biologia e di conseguenza anche nelle scienze sociali e in geopolitica (e qui il cerchio si chiude).

Conoscere alcuni “meccanismi” – spesso più filosofici che non strettamente matematici – che sottendono discipline così cruciali per la gestione del “bene comune”, può risultare molto edificante da molti punti di vista.

SiegfriedNash

Il libro di Siegfried, oltre ad essere di piacevole lettura ma anche abbondantemente farcito di bibliografie specialistiche di riferimento, ha secondo me il pregio di contestualizzare molto bene il discorso sugli intenti e i diversi orientamenti che questa teoria matematica tra le più complesse e ricche di sfide ha visto – a volte molto rapidamente – trasformarsi nel susseguirsi dei decenni nel secolo scorso, il secolo della mutevolezza per antonomasia.

Negli anni sessanta, ancor prima che la maggioranza degli economisti iniziasse a prendere sul serio la teoria dei giochi, parecchi biologi si accorso che essa avrebbe potuto essere utile per spiegare alcuni aspetti dell’evoluzione.

(T. Siegfried, “E’ la matematica, bellezza!”, Bollati-Boringhieri 2011, p. 97)

Di taglio molto divulgativo, pur divagando parecchio dalla promessa del sottotitolo (la storia di Nash e la sua specifica teoria sono soltanto il punto di partenza per una serie di sviluppi che arrivano fino alle applicazioni “quantistiche”) il volume tocca argomenti basilari come la probabilità e la statistica illustrandole con un approccio informale ma incisivo, e divaga piacevolmente sul lato filosofico della possibile applicazione della teoria dei giochi a discipline di confine tra l’umanistico e lo scientifico come la biologia, la sociologia e l’economia per citare le principali. Non guasta d’altra parte ricordare che Nash ricevette il premio Nobel proprio per l’Economia nel 1994.

Per citare Colin Camerer, “la teoria dei giochi è stata creata per fornire un linguaggio matematico adatto a descrivere l’interazione sociale”

(T. Siegfried, “E’ la matematica, bellezza!”, Bollati-Boringhieri 2011, p. 206)

Un intermezzo particolarmente interessante e di piacevole lettura riguarda infine l’applicazione della teoria dei giochi allo studio delle reti… si troveranno fra le righe informazioni interessanti sulle dinamiche che regolano social network “di lavoro” come LinkedIn …

Per non raccontarvelo tutto prima che possiate leggerlo, che altro dire… decisamente una lettura “da bocconiani”!