Una parola al giorno – Tutti e soli

«Una parola al giorno», quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare con piacere persino la matematica!

Oggi vediamo l’espressione Tutti e soli la quale no – non si riferisce al carattere introverso generalmente attribuito ai matematici.

La useremo, invece, molto spesso nella definizione degli insiemi, e in particolare dei luoghi geometrici che con questa espressione sono fortemente imparentati.

 

180518Glossario- Tutti e soli

Sull’etimologia poco da dire, in tutte le lingue l’espressione si traduce in modo abbastanza letterale. L’arabo wa-faqit è parente stretto del wa-faqat visto nella scheda Se e solo se.

wa-faqat, per oggi non aggiungo altro. Lasciate i vostri commenti, se ne avete!

#unaparolaalgiorno #mifermoqui #ditelavostra

Una parola al giorno – Triangolo

«Una parola al giorno», quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare estesamente persino la matematica!

La parola che bussa alla porta oggi è triangolo, in ordine sparso dopo che abbiamo già introdotto ieri i suoi punti notevoli.

Il triangolo è la più semplice delle figure chiuse delimitate da una poligonale. Ha il vantaggio di essere sempre una figura convessa e per questo motivo – oltre alle moltissime proprietà particolari che presenta – viene spesso considerato «elemento semplice» nella misurazione delle aree.

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Triangolo, con le sue varianti nelle altre lingue europee, significa «con tre angoli», mentre l’arabo muthallath (entrambi i gruppi th indicano una consonante simile al th inglese di thing) si può tradurre con «costituito di tre», senza che sia specificato se si contino gli angoli oppure i lati: il triangolo esprime una forma visibile del 3, o è assoggettato alla legge del 3 e ne esprime le caratteristiche.

Prometto approfondimenti!

#staytuned #unaparolaalgiorno

 

Una parola al giorno – Teorema

«Una parola al giorno»: quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare senza frontiere persino la matematica!

Oggi la parola sotto i riflettori è teorema. Il vocabolo è tardo latino (XVI secolo), l’etimologia greca: da gr. ϑεώρημα, «ricerca» o «meditazione», derivante da ϑεωρέω «esaminare» o «osservare». Attenzione agli accenti del francese, lo spagnolo come spesso accade varia dall’italiano soltanto per l’enfasi nella pronuncia.

Glossario-Teorema

La radice n-Z-r nell’arabo occupa diverse colonne del vocabolario: è molto prolifica di usi e significati. Come senso generale troviamo tra gli altri «aspettarsi», «attendersi», «prevedere» ma anche «vedere», «scrutare» anche nel senso di «osservare mentalmente». C’è quindi una discreta corrispondenza fra l’etimologia greca e quella araba.

Una curiosità riguardo all’arabo è nel fatto che, sotto la stessa radice naZara, la seconda forma verbale esplicita i significati di «fare un paragone», «tracciare un parallelo tra una cosa ed un’altra». «confrontare due cose» – tutte modalità operative nella scatola degli attrezzi di chi ricerca e dimosta teoremi.

La terza forma ci fornisce altri strumenti di lavoro: «essere equivalente», «essere paragonabile», oltre ai verbi «discutere», «argomentare», «dibattere» che forniscono un chiaroscuro caravaggesco del lavoro quotidiano di una équipe di ricercatori.

Ma la stessa forma verbale entra anche in modo più indiscreto nella psicologia del matematico ambizioso con significati come «competere», «gareggiare», «rivaleggiare»… chi dei “bravi in matematica” non lo ha fatto coi compagni di classe, quando c’era da rispondere alle domande flash? E per restare nella psicologia dello studente (e dell’insegnante costretto a interrogarlo – non facciamoci mancare nulla questa volta!) nella quarta forma verbale sotto questa radice troviamo anche il verbo tanZara che significa «concedere una dilazione»; altre forme più in giù nel lungo elenco ci dicono «aspettare il momento opportuno», «avere pazienza» […], «squadrare da capo a piedi», […] «chiedere a qualcuno un rinvio, una dilazione» … mi viene un dubbio: non è che qualcuno oggi non si è preparato?

Dei grandi teoremi della geometria euclidea parleremo prossimamente, in altri post! Per oggi, che dire, abbiate pazienza: vi chiedo una dilazione!

#unaparolaalgiorno #santapazienza

Una parola al giorno – Tridimensionale

Secondo appuntamento con “una parola al giorno”: quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare senza frontiere persino la matematica!

La parola che ho scelto per oggi è tridimensionale: niente falsi amici qui, tutte e tre le lingue europee seguono l’impianto latino della parola, con una preferenza del francese per la perifrasi, più scorrevole e piacevole alla pronuncia.

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(C) 2018 ilripassinodimatematica.com

L’espressione araba, al di là dell’aggettivo thulati che si può tradurre “in tre” o “di tre”, vede il termine al-‘ab’ad, che traduce la parola “dimensioni”, la cui radice b-‘-d significa sostanzialmente “essere lontano”, “discostarsi”, “allontanarsi”: lo trovo interessante perchè dà molto il senso della dimensione matematica come “prolungamento indefinito” in una certa direzione. Tutto a posto quindi: a parte eventuali difficoltà di pronuncia, c’è pieno accordo culturale qui!

Che cosa aggiungere riguardo al termine Tridimensionale? Poco da spiegare a riguardo, ma forse vale la pena una considerazione didattica sull’importanza di fare i conti con la terza dimensione, anche per poter padroneggiare la geometria piana.

Ricordo a questo proposito un test Invalsi per le seconde superiori cui ebbi modo di fare da assistente (come docente della materia non avrei dovuto, ma ottennero una deroga per mancanza di colleghi idonei allo scopo, alcuni in gita scolastica, altri in malattia, altri chissà). Non era una mia classe, se non altro, quindi era la prima volta che vedevo quei ragazzi. Ma chi insegna sa fin troppo bene che non c’è miglior formula magica della frase “guardate che non vi posso aiutare”, per scatenare con furia divina una tempesta di domande, alle quali essere costretti a rispondere nel modo più sibillino ed enigmatico possibile, lasciando i poveretti con i loro dubbi moltiplicati per due – o se siete bravi in quest’arte, anche per quattro.

Uno dei quesiti presentava due figure speculari in simmetria assiale, con l’asse che separava lo spazio fra di esse ben tracciato (ecco, piccolo indizio: non ho scritto “lo spazio”?). La domanda a scelta multipla chiedeva di scegliere se l’isometria che portava la figura “A” a sovrapporsi alla figura “B” fosse una traslazione, una rotazione o una simmetria assiale… un ragazzo voleva che confermassi se era giusta la sua scelta: lui diceva “rotazione”.

Mi rilessi quattro volte il quesito, cercando tra le pieghe della carta riciclata su cui era stampato se da qualche parte fosse nascosto l’aggettivo “piana” dopo la parola “isometria”: ma no, non c’era. Questo ragazzo, che avrebbe detto “rotazione” immaginando giustamente di ruotare le pagine di un ipotetico foglio intorno all’asse di simmetria (o di rotazione), aveva una squisita immaginazione tridimensionale, che la burocrazia di un compilatore di quesiti non aveva minimamente previsto! Mi sono segnata questo esempio come un “case study”, sul come gli “standard di apprendimento”, pur non essendo un male in sé, possano a volte rivelarsi delle armi a doppio taglio.

come si sovrappongono le ali di una farfalla: per simmetria assiale o per rotazione?

come si sovrappongono le ali di una farfalla: per simmetria assiale o per rotazione? fotografia presa in prestito dal sito http://m.dagospia.com/dal-baco-alla-farfalla-le-piu-belle-trasformazioni-del-mondo-animale-87348

Non tutti hanno una immaginazione tridimensionale, ed essa non viene quindi richiesta come uno standard minimo di apprendimento, ma per chi ce l’ha, è un dispiacere che essa diventi un potenziale ostacolo alla corretta valutazione del livello di apprendimento.

Certamente, se questo “livello di apprendimento” fosse stato consapevole, il ragazzo in questione avrebbe forse colto anche la sfumatura della domanda, e trovando che due possibili risposte sembravano essere corrette avrebbe scelto quella più attinente al piano di studi dell’anno in corso. Ma di quella bella sensibilità per la terza dimensione che malgrado le intenzioni il quiz Invalsi aveva fatto emergere, che ne sarà mai?

Ai posteri l’ardua sentenza, dite la vostra nei commenti, se vi pare! Domani è un altro giorno, un’altra parola ci accompagnerà!

#unaparolaalgiorno