Memorie di Pigreco … in “dolce stil novo”

In illo tempore, si usava memorizzare le cifre dei numeri irrazionali, e di Pigreco in particolare, forgiando frasi più o meno sconclusionate e più o meno gradevoli alla lettura, con la particolarità che la sequenza delle lunghezze di ciascuna parola corrispondesse alla sequenza delle cifre del numero in questione.

Se ne trovano, in rete, di classiche, spiritose, criptiche, più o meno famose, più o meno lunghe. Alcune persino divise in capitoli, interi romanzi!

In un momento di raptus poetico, mi ci sono avventurata anch’io. Mi è venuto fuori, per necessità tecniche e per mancanza di immaginari migliori, una specie di sentenza in dolce stil novo o giù di lì, ve la propino, sottopongo, propongo: arriva fino al primo zero della sequenza, che come nella notazione araba dei numeri dovrebbe corrispondere al punto finale 😉. Eccola qui:

Chi l’arte d’amare coltivare sa, sapora gioie con dolor talmente mischiati, avvinti, riconfusi, che il suo medesimo amor ridona un ardore alto, col suo fermento, all’io provato, proibendo viltà.

Niente, il post è finito, spero che sia piaciuto 😎. Naturalmente la qui di sopra perla di saggezza è coperta da copyright, utilizzatela pure citando la fonte (ilripassinodimatematica.com).

#graziedellacollaborazione #pigreco #pigrecoday #piday #artediamare #frasifatte #citazioni #citazionifalse #copieoriginali #artedicomunicare #inillotempore

Radicali? Mettiamoceli nella zucca!! 🎃🎃🎃

il ripassino di matematica

Certo è una festuccia minore, più un carnevale d’autunno, ma tant’è, approfittiamone per ripassare un po’ di algebra… della serie “anche le zucche, nel loro piccolo, hanno radici…”

tipico esempio di radice di zucca

#happyhalloween #zucca #zuccavuota #radicali #radicaliliberi

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Salve, computer!

Chi come me era giovane negli anni ’70, non solo – probabilmente – è appassionato contemporaneamente di fantascienza e di scienza-e-tecnologia (non la chiamavano STEM ma ce n’era molta e nessuna serie TV l’aveva ancora resa “gentlemen only”, cosicché in modo del tutto ignaro se ne occupavano ampiamente anche le ragazze, senza bisogno di promo speciali), ma quasi sicuramente è cresciuto a pane e Star Trek.

Tale categoria di lettori e lettrici avrà quindi già riconosciuto la citazione dal film anni ’80, il quarto della serie capitanata da Kirk e governata dal binomio di saggezza cerebro-emotiva di Spock e McCoy, “Rotta verso la Terra”, dove per salvare il pianeta terra occorrerà ritornare nel passato e “prelevare” – come fosse un bancomat – dal pianeta gli ultimi due esemplari rimasti di balene, affinchè ritornando nei mari del quarto millennio possano rispondere all’appello di un’astronave aliena venuta a salutarle.

Non sono certo la prima a parlarne, il film ha un copione ricco di gag e di intermezzi comici, giocando sul teatro a cui è costretto l’equipaggio dell’Enterprise alle prese con la “aliena” civiltà terrestre di un millennio precedente, rude di soluzioni tecnologiche e non solo, con codici etici relativamente assoluti, nel maldestro tentativo di “non influenzare”, con la loro presenza, il corso degli eventi. Casomai fosse possibile.

Ad esempio si può leggere questo post (link esterno) che propone una recensione dello stesso film.

A parte essere molto in tema con le questioni ecologiche oggi all’ordine del giorno, la trama gioca con altri argomenti che possono dare spunto di riflessione sui limiti e sull’etica della scienza:

ad esempio il paradosso temporale sollevato da McCoy al dr. Scott (al minuto 4:23 di questo spezzone reperibile su Youtube): “naturalmente, ti rendi conto che se gli riveliamo la formula, noi alteriamo il futuro…” – a cui Scott risponde pronto: “No, perché? Chi ci dice che non sia stato lui l’inventore?”

oppure la simpatica gag della fuga dall’ospedale dove Sulu (o era Checkov?) è stato ricoverato, con l’indignazione di McCoy per la drammatica arretratezza della medicina di fine secondo millennio…

oppure ancora, il classico “Salve, computer!” che dà titolo a questo post (scena centrale dello stesso spezzone che ripropongo in link) fa da promo ai desiderata di uno sviluppo tecnologico che oggi invece sembra raggiunto. La riflessione che condivido è: chi ha deciso che abbiamo bisogno di tutta questa gara di evoluzione tecnologica? La lastra spessa 15 cm era davvero così tanto più ingombrante, in una astronave interstellare, rispetto a una lastra di 2,5 cm? (Non lo so, chiedo agli esperti). Ma in ogni caso, in che misura questi “sogni astrospaziali” sono stati determinanti, in una generazione come la mia, a pilotare altri “sogni” poi proposti con oculata pianificazione e tempistica, tramite le varie Siri e Alexa, o ancora prima – vi ricordate? – i Motorola pieghevoli che assomigliavano agli interfono dell’equipaggio, con il logo che abilmente alludeva allo stemma della flotta interstellare? (a proposito e c.v.d., scopro adesso, cercandone una foto, che il famoso Motorola Razr, che anch’io ho avuto a suo tempo finché a forza di apri-e-chiudi non si è rovinato o finchè – lectio facilior – non sono subentrati modelli di nuova generazione, è appena rientrato sul mercato come smartphone pieghevole: a conferma che nessun film anni ’80 viene riproposto dai canali pay-tv senza uno scopo!).

Beh, di spunti di riflessione ce ne sarebbero ancora molti, ma direi che qui elencati ce ne sono già abbastanza… meditate, gente, meditate e…

… salve, computer!

#infunzione #affascinante #interessante #livelongandprosper

Diario di bordo – Ricomincio da capo

Ricomincio da capo, era il titolo italiano di un grazioso film con un relativamente giovane Bill Murray, dove il protagonista, egocentrico e scorbutico giornalista senza valori umani rintracciabili all’esame obiettivo, si trova intrappolato in un loop temporale dove ogni nuovo giorno è sempre lo stesso “Giorno della marmotta”, sì, quello di Punxatawnee, proprio lui.

A forza di “Game over” che lo costringeranno a ripetere da capo il “livello” a ogni suono della sveglia, finalmente il nostro eroe impara a salvare la vecchietta che attraversa la strada, a non rispondere male alla bambina che gli chiede un favore e tante altre belle cose, finché vivaddio si accorge di avere una collega che incidentalmente conta anche come essere umano, persino amabile, ed ecco che la vita ricomincia a scorrere in modo nuovo, e i due possono finalmente ritornare alla loro emittente televisiva e trasmettere il soffertissimo ed escatologico reportage. (Per una recensione più attendibile, rimando a questo link su Wikipedia).

Ma cosa c’entra con il Ripassino di Matematica? Proprio niente, se non per il fatto che anche la scrivente, quest’anno, “ricomincia da capo”, proprio come Bill Murray (beh, in modo molto meno spettacolare, sicuramente: lo specifico come disclaimer preventivo rispetto alle esigenze intellettuali di quella categoria di lettori che presentano intolleranze alimentari agli esercizi di comunicazione assertiva o anche solo ricreativa altrui).

Quindi sì, ricomincia la scuola, ricomincia la vita da insegnante full-time e di quando in quando, dietro ispirazione di lezioni belle, mediocri o brutte, magari scriverò qualcosa, il più delle volte coloratissimo e con qualche errore, cosicché anche i meno pignoli possano trovare qualcosa da ridire, evitando di annoiarsi.

D’altra parte anche nei templi zen giapponesi, nel XVII secolo, venivano appesi coloratissimi, complicatissimi e spesso sbagliati problemi di varia geometria solida o piana, i famosi “sangaku”. Io ho una mia idea del perché fossero appesi, coloratissimi, sbagliati, ma non la esprimerò qui.

Buon inizio di anno scolastico quindi a tutti quanti, genitori, studenti, insegnanti.

C’è gru e gru… ma quanti movimenti fa una gru?

immagini Pixabay

Parlo ovviamente delle gru da cantiere, come quelle illustrate nella metà superiore dell’immagine qui sopra. Alla gru delle risaie vercellesi e alle sue cugine asiatiche lasciamo la libertà di fare tutti i movimenti che desiderano… tra l’altro hanno ispirato fior di tecniche delle arti marziali, un altro mondo rispetto all’arida (non è vero!) matematica.

“Quanti movimenti fa una gru?” è la domanda che ponevano i professori delle materie tecniche di un istituto professionale a indirizzo elettrotecnico, qualche annetto fa, durante le giornate di orientamento. Poiché, in una di queste occasioni, nessuno dei ragazzi sembrava voler osare una risposta, a un certo punto si levò la fievole voce della prof di matematica (leggi: me che scrivo), la quale azzardò un timido “tre”, memore delle festose visite infantili al cantiere di papà.

Ci avevo quasi azzeccato, infatti la risposta era sei. Pare che la gru sia uno dei più semplici sistemi radiocomandabili, perchè richiede soltanto sei comandi: due per la rotazione del braccio (in senso orario / antiorario); due per la posizione del bozzello di sollevamento (avanti / indietro lungo il braccio rotante); due per la lunghezza della fune di sollevamento (avvolgere /svolgere intorno al bozzello) e di conseguenza per l’effettiva posizione finale del gancio di sollevamento nello spazio circostante la gru.

Si tratta in definitiva di un sistema di coordinate cilindriche, per questo mi sembrava interessante da introdurre. Quanti bambini magari hanno una gru giocattolo tra i loro giochi preferiti? Magari, il giorno in cui cominceranno a trovarlo un gioco troppo “da bambini”, potete svelargli quanta geometria dello spazio conteneva quel semplice gioco.

Mi fermo qui, in attesa che magari questa stessa immagine che accompagna il post, insieme al titolo, venga ammessa agli ambìti onori di un gruppo social di matematica dove al momento sembra non aver passato il vaglio della giuria… forse non era abbastanza chiaro quale fosse l’intento matematico del discorso? Può darsi. Per fortuna c’è il mio esclusivissimo blog di circa cinquanta abitanti, perlopiù poeti e gente di passaggio, sempre pronto a ospitare ogni pensiero mi sembri utile e piacevole per un’estemporanea conversazione matematica.

#cantieri #vecchiettidacantiere #umarell #nonpubblicato

Pisa celebra Leonardo Fibonacci: quattro giorni di eventi in onore del grande matematico (link esterno)

Leonardo Fibonacci è considerato a buon dirutto il padre della matematica europea. Figlio di un mercante pisano, viveva a Bejaia in Algeria e studiava dai “maestri d’abaco” musulmani del luogo.

Pochi notano la corrispondenza temporale tra lo scambio culturale e scientifico che porta Fibonacci a “tradurre in italiano” gli ancora neonati “numeri arabi” (con la splendida intuizione di coniare per lo zero il nome latino zephirum, zefiro, a evocare il vuoto ineffabile) e lo scambio teologico-politico ma anche spirituale tra il papa Gregorio VII e l’emiro di Bejaia, al quale scriveva in una celebre lettera l’esportazione a riconoscersi reciprocamente nel nome della comune discendenza Abramica.

Seguiamo dunque con molto piacere e interesse le celebrazioni pisane del grande Leonardo, genio dell’armonia e della “divina proporzione”.

(Immagine: Leonardo da Pisa, Liber abaci, Ms. Biblioteca Nazionale di Firenze, Codice magliabechiano cs cI, 2626, fol. 124r Source: Heinz Lüneburg, Leonardi Pisani Liber Abaci oder Lesevergnügen eines Mathematikers, 2. überarb. und erw. Ausg., Mannheim et al.: BI Wissenschaftsverlag, 1993,1228. Fonte: Wikimedia commons)

https://amp.pisatoday.it/attualita/celebrazioni-leonardo-fibonacci-pisa.html

Gli strani fenomeni topologici che ridiscutono la fisica | Reccom Magazine

Giusto per non far passare Agosto senza un post(o), e in clima di preparazione ai concorsi vari, condivido un articolo che mi sembra molto interessante e ben scritto, su un argomento affascinante come la topologia. Buona lettura (nb il link porta a un sito esterno con cui non ho rapporti) https://www.reccom.org/2020/08/29/la-strana-topologia-sta-ricostruendo-la-fisica/