«Una parola al giorno», quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare con misura persino la matematica!
La parola che vediamo oggi è proprio misura, l’oggetto di una importantissima teoria matematica, necessaria in tutti i campi delle scienze e della vita. Anche sapersi comportare bene infatti è in definitiva sempre una questione di misura, ma questo è un altro discorso!
L’etimologia più prossima, per quasi tutte le lingue europee è il latino dal verbo metiri, «misurare». Noto invece e faccio di conseguenza notare come lo spagnolo medida, che si erge a solista, sia più direttamente attribuibile alla radice araba m-d-d che abbiamo già trovato nella traduzione araba del termine estensione. Ci sono quindi buone ragioni di pensare che la derivazione sia esattamente quella.
In arabo, la radice q-y-s che indica proprio l’idea di misurare, non va confusa con un’altra molto simile e vicina, q-w-s che differisce solo per la radicale debole intermedia e si potrebbe anch’essa incontrare in geometria in quanto ha a che fare con l’«essere curvo».
Per i non specialisti di lingua araba, dico molto brevemente che le consonanti deboli o semivocali sono la alif (a), la waw (u) e la ya’ (y) le quali hanno un suono vocalico ma fungono – appunto – anche da consonanti comparendo nel corpo principale della parola. Mentre le altre consonanti restano fisse nel passaggio dalla radice alla formazione delle parole, ciascuna consonante debole può venire sostituita da una delle altre due, anche a seconda della vocalizzazione di ciascuna parola, oppure in non pochi casi può cadere (ovvero essere omessa) nella formazione di alcune parole o forme verbali.
In particolare la forma miqyâs è generalmente quella dello strumento che permette di compiere un’azione. E infatti indica sia lo strumento di misura sia la misura in senso astratto, il che, se vogliamo, ha senso eccome.
Voi che ne dite?
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