«Una parola al giorno», quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare abbondantemente persino la matematica!
La parola che presentiamo oggi è quantità, spesso correlata o contrapposta a qualità, ma non in matematica. Anche se per esperienza, introdurre questa correlazione quando si spiega quel paradosso Zenonico chiamato «retta numerica», aiuta parecchio gli studenti ad orientarsi in quel continuum formato da punti che altrimenti non sanno bene come inquadrare.
D’altra parte, giusto per divagare intorno all’etimologia, un approccio «quantistico» che prenda in considerazione contemporaneamente ma alternativamente l’estensione rispetto al singolo punto in quanto individuabile, può anche questo aiutare a superare il gap dell’introduzione dei numeri reali, ovvero della retta come insieme numerico.
Ma cosa c’entra questo con la quantità? C’entra, dicevamo, in quanto l’approccio cartesiano mira a descrivere in modo puramente quantitativo la retta, dandone in qualche modo per sottinteso la qualità dell’estensione, che ne garantisce il pensiero di continuità laddove la contemplazione dei singoli punti – Zenone docet – non lo permette affatto.
L’arabo kamiyyah è l’aggettivazione dell’avverbio kam che si usa proprio per chiedere «quanto»: ad esempio, kam al-sa’ah significa letteralmente «quanto è l’ora», ovvero «che ore sono».
Insomma, non la faccio lunga; non voglio tediarvi con una quantità di parole senza qualità. Termino questo articolo ricordandovi la nuova serie di articoli «Numerando», inaugurata con un omaggio a David Eugene Smith, di cui mi riprometto di parlare ancora spesso in questo blog: una filastrocca per introdurre i numeri da uno a dieci, per i più piccini. La trovate cliccando qui, aggiornata con una prima bozza di spartito pseudoillustrato (eh sì, ci provo, e sono la dimostrazione vivente che non si può essere capaci a fare tutto nella vita!). Seguono Tre e dintorni e 8 e dintorni che inaugurano una serie di articoli sulle tabelline.
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