«Una parola al giorno»: quattro lingue con permesso di soggiorno euro-mediterraneo, per comunicare persino la matematica!
La parola che ho scelto per oggi è punto. E basta.
Il punto, corrispettivo dello zero aritmetico in geometria, garante dell’ineffabilità e inafferrabilità che fanno da substrato al pensiero matematico, complice e spalla di Zenone nella costruzione di quelle pietre miliari dell’analisi matematica che sono i suoi celebri paradossi.
Punto. E qui finisco.
Finisco col filosofare, s’intende, e comincio col filologare, per quanto mi possa competere. Come quasi sempre accade, le tre lingue europee si accordano con l’italiano nel riferirsi ad una stessa etimologia: niente di difficile da mettere a punto – appunto – se non eventualmente sfumature di pronuncia (si considerino quelle che fanno la differenza soprattutto fra l’inglese e il francese, apparentemente uguali nella grafia ma di risultato fonico decisamente diverso). Tra italiano e spagnolo, in questo caso c’è forse soltanto una diversa enfasi nelle accentature della parola. Ma non sono un’esperta.

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Veniamo quindi all’arabo, che come sempre si incastona solitario: il termine è nuqTah (T enfatica) che vuol dire “punto” da qualsiasi punto di vista: a cominciare dalla punteggiatura ortografica (in primis quella che si aggiunge sopra o sotto alcune lettere per distinguerne il suono da altre lettere di scrittura simile), alla posizione geografica o geometrica, alla “cosa di infimo valore”, che ci riporta all’infinitesimo se pure – ho cercato a fondo con esito negativo – non allo zero.
Quindi quasi quasi ci siamo. Il punto come posizione, come limite dell’infinitesimo. Manca quel passaggio di assimilazione alla “misura nulla” che caratterizza la sistematizzazione della “retta numerica” da Cartesio in avanti. Potrebbe non esser male tenerne conto, in alcune situazioni.
Mediatore linguistico-culturale potrebbe essere in questo caso la lingua francese, dove point viene utilizzato anche come strumento di negazione (per la verità, un po’ meno di uso corrente c’è questa possibilità anche in italiano). Perchè è utile questo aspetto? Perchè in realtà si afferma il punto per negarlo; lo “zero” del punto può essere indicato soltanto affermando prima un “punto” che affermandosi nega di essere un “qualcosa”… troppo complicato? Cercasi Padre della Scolastica in grado di interloquire su questo argomento!
Comunque sia, basta che diciate che si tratta di un concetto primitivo e tutti si metteranno il cuore in pace. Speriamo…
Se invece su questo argomento doveste riscontrare dei problemi, scrivetemi, così facciamo il punto!
#puntoebasta #unaparolaalgiorno #facciamoilpunto
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