Ho appena finito di leggere l’interessantissimo volume di Tom Siegfried “E’ la matematica, bellezza!”, dedicato a John Nash e al suo originale contributo alla Teoria dei Giochi.
L’interesse della scienza moderna per questa branca della matematica merita in effetti un approfondimento visti i tempi correnti. Tutti bene o male sappiamo che la teoria dei giochi è nata in tempo di guerra, poi applicata all’economia mentre ha trovato, con sorpresa dei suoi stessi pionieri, fertile terreno in biologia e di conseguenza anche nelle scienze sociali e in geopolitica (e qui il cerchio si chiude).
Conoscere alcuni “meccanismi” – spesso più filosofici che non strettamente matematici – che sottendono discipline così cruciali per la gestione del “bene comune”, può risultare molto edificante da molti punti di vista.
Il libro di Siegfried, oltre ad essere di piacevole lettura ma anche abbondantemente farcito di bibliografie specialistiche di riferimento, ha secondo me il pregio di contestualizzare molto bene il discorso sugli intenti e i diversi orientamenti che questa teoria matematica tra le più complesse e ricche di sfide ha visto – a volte molto rapidamente – trasformarsi nel susseguirsi dei decenni nel secolo scorso, il secolo della mutevolezza per antonomasia.
Negli anni sessanta, ancor prima che la maggioranza degli economisti iniziasse a prendere sul serio la teoria dei giochi, parecchi biologi si accorso che essa avrebbe potuto essere utile per spiegare alcuni aspetti dell’evoluzione.
(T. Siegfried, “E’ la matematica, bellezza!”, Bollati-Boringhieri 2011, p. 97)
Di taglio molto divulgativo, pur divagando parecchio dalla promessa del sottotitolo (la storia di Nash e la sua specifica teoria sono soltanto il punto di partenza per una serie di sviluppi che arrivano fino alle applicazioni “quantistiche”) il volume tocca argomenti basilari come la probabilità e la statistica illustrandole con un approccio informale ma incisivo, e divaga piacevolmente sul lato filosofico della possibile applicazione della teoria dei giochi a discipline di confine tra l’umanistico e lo scientifico come la biologia, la sociologia e l’economia per citare le principali. Non guasta d’altra parte ricordare che Nash ricevette il premio Nobel proprio per l’Economia nel 1994.
Per citare Colin Camerer, “la teoria dei giochi è stata creata per fornire un linguaggio matematico adatto a descrivere l’interazione sociale”
(T. Siegfried, “E’ la matematica, bellezza!”, Bollati-Boringhieri 2011, p. 206)
Un intermezzo particolarmente interessante e di piacevole lettura riguarda infine l’applicazione della teoria dei giochi allo studio delle reti… si troveranno fra le righe informazioni interessanti sulle dinamiche che regolano social network “di lavoro” come LinkedIn …
Per non raccontarvelo tutto prima che possiate leggerlo, che altro dire… decisamente una lettura “da bocconiani”!
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